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Trovarsi bravi maestri, sceglierli, seguirli. Questo il consiglio ai giovani professionisti dato dal presidente dell’OMCeO veneziano e vice nazionale Giovanni Leoni durante il suo discorso ufficiale, pronunciato dal magnifico palco del Teatro Goldoni all’edizione 2022 della Giornata del Medico e dell’Odontoiatra, che si è celebrata sabato scorso, 25 giugno.
Una sessione estiva della festa – che di solito, invece, viene organizzata in autunno – tornata finalmente in presenza, per recuperare quelle saltate nelle annate 2020 e 2021 a causa della pandemia. Una giornata – allietata dalla musica del quartetto d’archi femminile veneziano ArTime Quartet – che per l’Ordine ha un’altra importante motivazione: far incontrare i colleghi più esperti, che si sono laureati nel 1970 e nel 1971 e hanno festeggiato dunque i 50 anni dalla fine del loro corso di studi, e, appunto, i giovani neoiscritti all’Albo, che, pronunciando insieme il Giuramento di Ippocrate, sono entrati a pieno titolo nella professione.
«Parlo oggi ai giovani – ha sottolineato il presidente Leoni – portando l’esempio dei colleghi più anziani, del lavoro incredibile che hanno fatto e che avete ascoltato dai loro curricula. Avete in questo momento enormi responsabilità. Il consiglio che vi dò è: trovatevi bravi maestri, sceglieteli, seguiteli… Ai maestri, invece, spetta l’impegno di trasmettere le conoscenze, cosa che si trova nella medicina fin dal Giuramento di Ippocrate».

Tanti i temi che il presidente Leoni ha affrontato nel suo breve discorso: dalla femminilizzazione della professione, «sotto i 65 anni ormai il sesso che predomina è quello femminile, fino al 52%» ha detto, all’evoluzione tecnologica della medicina attuale – dalla telemedicina alla medicina delle grandi macchine alla chirurgia robotica – «sistemi raffinati ed evoluti che però non riescono a colmare le carenze legate al ricambio del personale, un ricambio rallentato per motivi economici e politici dal 2004» ha spiegato.
Una tendenza che, forse, ora si invertirà grazie ai maggiori investimenti promessi dal Governo e dal ministro della Salute Roberto Speranza e all’aumento sostanziale delle borse di specializzazione e di quelle destinate alla formazione in medicina generale.
«Il 25% dei laureati – ha proseguito la guida dell’Ordine veneziano – attualmente desidera andare a lavorare all’estero, secondo un sondaggio recente realizzato dall’Istituto Piepoli per la FNOMCeO. È una situazione drammatica per l’evoluzione della nostra professione in futuro. Dal punto di vista statistico negli Stati Uniti la cittadinanza più rappresentata sul fronte medici è quella italiana: forniamo loro, insomma, più medici di tutti gli altri paesi del mondo. Non vogliamo togliere nulla a queste aspirazioni di carriera, ma sarebbe meglio che i giovani restassero qui ad evolvere la medicina italiana».

Il presidente Leoni ha poi ricordato l’importanza di avere un sistema sanitario equo, universale e solidale, a differenza di quello americano che ha dei grossi sbalzi per l’assistenza sanitaria tra i pazienti più ricchi e quelli meno abbienti. «L’Obama Care – ha aggiunto – è riuscito a dare l’assistenza sanitaria per la prima volta a 50 milioni di americani che ne erano completamente privi. Noi non abbiamo questi problemi, noi diamo tutto a tutti in modo universale, assistiamo tutti nei nostri ospedali. È di sicuro un lusso per la comunità, ma alla fine è l’applicazione dei principi che trovate nel nostro Codice Deontologico: curare in maniera equa e identica i pazienti che si presenteranno, indipendentemente dal censo, dallo stato sociale, dal colore della pelle, dalla lingua, dalla religione… C’è già scritto tutto, come dicevano a me, basta leggere».

Il pensiero è poi andato ai colleghi che hanno festeggiato i 50esimi dalla laurea. «Oggi li voglio ringraziare – ha detto – perché loro appartengono, come me, ai migranti digitali, ai medici analogici, ai medici di una volta, che poi si sono evoluti. Mentre i giovani neolaureati sono nativi digitali, medici proprio di un’altra generazione. Al netto della professione specifica, però, ricordatevi che il rapporto medico-paziente è sempre un rapporto tra persone. Purtroppo non c’è una scuola di comportamento nei confronti dei pazienti. Si impara nei reparti, si impara frequentando, a volte è una qualità innata, come per gli odontoiatri, che se non fossero predisposti spontaneamente al rapporto con i pazienti non potrebbero neanche fare quel tipo di professione».

Una professione “artistica” quella medica l’ha definita il dottor Leoni. «Noi siamo un’élite – ha spiegato – abbiamo potuto studiare, facciamo un mestiere particolarmente importante, di ruolo sociale. Ma dobbiamo mostrarci anche un’élite come pazienza e come velocità: in poco tempo devi parametrarti su chi hai di fronte, sulla sua capacità culturale di recepire ciò che devi dire. La trasmissione delle informazioni alla fine è un dialogo uno contro uno e bisogna imparare da qualcuno come comportarsi». Anche a questo questo servono i maestri.

E poi, non poteva mancare un passaggio sulla pandemia che ha alzato il velo sulle tante criticità del sistema sanitario italiano, ma anche rilanciato sfide importanti. «La gente – ha detto il presidente – ci osserva tanto in questo periodo Siamo tornati alla ribalta anche a livello politico e sociale. Con la pandemia improvvisamente siamo diventati importanti, sia negli ospedali sia sul territorio. Ma lo eravamo anche prima per i nostri pazienti e loro erano importanti per noi».
Era la politica, per lo più, a disinteressarsi della sanità e dei medici «altrimenti non saremmo nella situazione in cui versiamo adesso. Con 5mila posti letto in terapia intensiva aumentati all’improvviso a 7-8mila, ma solo i posti letto, perché i medici sono sempre gli stessi, come pure gli infermieri. Quindi tutta la pandemia per cui siamo stati celebrati e riconosciuti ce la siamo fatta sulle nostre spalle con tanta buona volontà e tanta dedizione al lavoro».
Ora, però, è anche il momento di mettere a frutto un ricostruito rapporto con la politica e le istituzioni, importante risultato di un lavoro continuo, faticoso e silenzioso portato avanti dalla FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini. «La politica – ha spiegato Leoni – deve trovare un rappresentante che è il presidente Filippo Anelli. Lui, in pochi anni, è riuscito ad avere degli enormi risultati anche grazie alle campagne stampa e informative. Penso all’aumento delle borse di specializzazione, allo scudo penale per i medici vaccinatori, a tutte quelle attività di fornitura di mascherine e camici durante il Covid… Tutte cose che sembrano ovvie ora, ma che sono derivate dal rapporto diretto con la politica e dalla possibilità di portare le istanze di chi lavora sul campo sui tavoli di chi davvero poi può decidere».

Alla fine,però, si torna ai giovani, ai consigli, ai buoni maestri. «La cosa più importante – ha concluso il presidente Giovanni Leoni – è dare buoni esempi ai nostri colleghi più giovani. Ne hanno avuti di ottimi qui, in questa sala, stamattina, con colleghi che hanno servito il paziente e il paese con grande dignità e professionalità per tutta la loro vita. Auguro a tutti voi di seguire le loro orme e di evolvervi nel tempo sotto il profilo tecnologico senza, però, perdere mai il punto di vista umano del rapporto col paziente».

Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Venezia