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Intercettare i sintomi vaghi oggi, nella speranza di avere, domani, qualche paziente cronico in meno. È questo il messaggio, rivolto in particolare ai medici di famiglia e ai pediatri, che ha cercato di lanciare Dario Boschiero, presidente e fondatore dell’Open Academy of Medicine di Londra e direttore e fondatore di BioTekna (un centro di ricerca e sviluppo, leader nei dispositivi medici non invasivi per la salute, la prevenzione e la performance), ospite giovedì 16 giugno dell’OMCeO veneziano nella serata di aggiornamento dal titolo Sintomi Vaghi MUS (Medically Unexplained Symptoms), organizzata da Gabriele Gasparini, presidente della Fondazione Ars Medica.

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Un incontro per approfondire quei sintomi medicalmente inspiegabili, che derivano da problemi funzionali e che spesso vengono sottovalutati, o bollati come lievi o inesistenti, o che, qualche volta, si pensa addirittura siano inventati dai pazienti. Sintomi, però, la cui incidenza non è trascurabile, dato che ne soffre buona parte della popolazione adulta, che talvolta rendono la vita un inferno e che, se invece fossero risolti, farebbero tornare al benessere i pazienti.
«Sintomi, infine – ha esordito Boschiero mostrando dati e grafici (che si possono consultare su questo portale, https://sintomivaghi.org/, che è un generatore automatico di statistiche) – che sono pesantemente aumentati a causa del Covid, del lockdown, delle restrizioni e delle conseguenze legate all’infezione da SARS-CoV-2. Nei paesi in cui si è toccato meno l’aspetto psicologico, quelli anglossassoni per esempio, ora sono molto più veloci a riprendere la routine. Capisco, però, che gli italiani sono un popolo ribelle e se non dai regole rigide...».

Ma che cosa sono i MUS? Per spiegarlo Boschiero parte dal concetto di salute così come la intende l’Organizzazione Mondiale della Sanità: non la semplice assenza di malattia, ma «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Chi ha sintomi vaghi non ha un perfetto stato fisico, mentale e di benessere sociale: i MUS vi fanno capire, al di là del quadro clinico, il trend di quella persona, dove sta andando».
Il buono stato di salute, dunque, oggi è un equilibrio di più fattori a partire dall’aspetto fisico, cioè la composizione corporea fatta di muscoli, ossa, grasso, passando per quello fisiologico, cioè le macro strutture dello stress system – l’asse Ipotalamo – Ipofisi – Surrene (HPA) e l’omeostasi corporea – che governano il corpo umano, e per quello cognitivo.
I sintomi vaghi o aspecifici – in passato indicati come psicosomatici – sono quelli che più spesso i pazienti lamentano quando entrano negli ambulatori dei medici di famiglia, difficili da misurare con i normali strumenti e da ricondurre a una causa precisa, un disturbo o una patologia. Difficili, dunque, da diagnosticare e anche da trattare sotto il profilo terapeutico.
Si va dalla stanchezza cronica ai disturbi del sonno, dalla fame eccessiva alla mancanza di appetito, dall’irritabilità del colon all’umore ballerino, dalle mani e i piedi freddi alla sudorazione esagerata, dagli attacchi di panico alla perdita di peso, dall’apatia ai sensi di colpa ingiustificati.
«Di stanchezza cronica ad esempio – ha chiarito Boschiero – nel 2022 in Italia si è lamentato il 39% di chi è andato dal medico di base, di soffrire d’ansia il 36%, di acidità, dolori di stomaco e nausea il 34%, di insonnia persistente o risvegli notturni il 33%».
Ma, giusto per fare un altro esempio, nel giro di 6 mesi, tra il dicembre 2021 e il maggio 2022, la percentuale di chi ha lamentato stanchezza continua è salita dal 31 al 42%: nel 1996 erano 3 pazienti su 10, oggi sono 8 su 10. «Il problema – ha aggiunto il fondatore di BioTekna – è che se il medico di medicina generale non chiede dei sintomi vaghi, concentrando la sua attenzione solo su dati clinici conclamati, il paziente una volta va in ambulatorio per la stanchezza, un’altra per un disturbo gastrico, un’altra per l’ansia ingiustificata».

Gli studi dicono che se i sintomi vaghi persistono per un periodo che va dai 6 mesi ai 5 anni, è probabile uno sviluppo di malattia cronica. «Una finestra – ha spiegato Boschiero – molto lunga. Da sano a cronico le minacce sono tre: lo stress cronico, l’infiammazione cronica e la somatizzazione dei MUS».
Il relatore ha così cominciato ad approfondire alcuni temi: le interazioni fisiopatologiche dei sintomi vaghi, il ruolo dell’asse HPA e del Sistema Nervoso Simpatico, come e perché cambiano la composizione corporea e il Sistema Nervoso Autonomo (HRV) con i MUS.
Alla base di tutto il ritmo circadiano della secrezione del cortisolo che rappresenta per il corpo un importante fattore endogeno di sincronismo e dovrebbe essere armonizzato con lo stato di ricettività delle cellule e con le esigenze dell’organismo.
In un soggetto sano infatti, la secrezione di CRH (ipotalamo) ed ACTH (ipofisi) sono particolarmente sensibili all’abbassamento notturno del livello di cortisolo, in modo da indurre all’acrofase, cioè il momento di massima concentrazione, del ritmo circadiano del cortisolo circa mezz’ora dopo il risveglio.
L’organismo promuove così la risposta e l’adattamento allo stress. Un’alterazione, invece, del ritmo circadiano dei glucocorticoidi e soprattutto un anomalo appiattimento del livello del cortisolo – quando, cioè, la sua secrezione risulta persistente nel tempo – legato a una condizione di stress cronico dell’asse HPA viene correlata all’insorgenza di molte forme patologiche: dalla depressione all’ansia e agli attacchi di panico, dalla diminuzione delle capacità mnemoniche ai disturbi del sonno, dalla stanchezza cronica alle fibromialgie, dall’ipertensione ai disturbi alimentari e alle forme reumatiche.
«Nel ritmo normale – ha spiegato Boschiero – i picchi di cortisolo durante il giorno non preoccupano. Nel passaggio da luce a buio scende il Sistema Nervoso Simpatico e non c’è bisogno di energia, cioè di cortisolo. Nella finestra buio, infatti, cortisolo e Sistema Simpatico si spengono. Basterebbe già controllare i livelli di cortisolo nei tempi e nei modi giusti per capire se qualcosa non va e identificare i sintomi vaghi. I primi ad arrivare subito, quando non si sta bene, sono la stanchezza cronica al mattino e l’insonnia la notte».
E dopo una notte insonne una persona ha bassi livelli di tutto, di adrenalina, di insulina... Il corpo le dice che deve dormire, ma bisogna alzarsi e andare al lavoro: quella persona non potrà essere lucida, non avrà fame, gestirà male i processi digestivi. Da qui: intolleranza alimentare, gonfiore e stipsi. «Le malattie croniche – ha aggiunto – passano tutte per lo stesso scenario, tutte attraverso lo stesso percorso: che sia stress, infiammazione o dolore, il sistema li processa sempre allo stesso modo».
Oltre al cortisolo, anche osservare il battito cardiaco può dare qualche risposta utile perché nella persona sana, senza sintomi vaghi, il battito è medio-basso e c’è sincronizzazione cardio-respiratoria; con battito regolare, invece, ma senza sincronizzazione si hanno almeno 10 MUS.

Il medico, allora, può procedere a una scheda di valutazione dei sintomi vaghi del paziente: chi ne ha più di 6, ha i ritmi sfasati. In media i sintomi vaghi sono 6-8 in una popolazione che convive con uno stato di stress medio-basso.
«La ricetta per affrontare i MUS – ha spiegato Boschiero – è alzare il Sistema Simpatico al mattino con attività che alzano la variabilità cardiaca e che reclutano energia». Ad esempio:

  • il freddo, tenuto per due minuti sul petto subito sotto il collo, attiva il Sistema Simpatico;
  • fare 5 minuti di esercizi respiratori (inspirare per 5 secondi con il naso ed espirare per altri 5);
  • fare uno sforzo fisico molto vigoroso – squat veloce, una rampa di scale, stendersi a pancia in giù e tirarsi su – con questo ritmo: un minuto di esercizio, uno di pausa per 10 volte (funziona quando non si ha più benzina per fare l’undicesima).

Controindicata per i MUS, invece, l’attività flat, la camminata o la corsa di un’ora «perché i sintomi vaghi peggiorano» ha detto il relatore, provocando un acceso dibattito sui tipi di attività fisica da consigliare in particolare alle persone più avanti negli anni.
«In un mese di interval training – ha concluso Boschiero – spariscono tutti i sintomi vaghi. Se il medico impara l’abc dei MUS, riesce poi a declinarlo sul suo paziente. Se 6 persone su 10 hanno sintomi vaghi, significa che non si sta facendo una buona azione sanitaria». Né nell’immediato, per quel paziente in quel momento, né in una prospettiva futura di prevenzione. Perché MUS trascurati oggi significherà, in un domani neanche così distante, più pazienti cronici da curare per il Servizio Sanitario Nazionale.

Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Venezia

Bibliografia
Stress and disorders of the stress system
https://www.hormonebalance.org/images/documents/Stress%20and%20disorders%20of%20the%20stress%20system.nature.2009.pdf 

Chronic stress and body composition disorders: implications for health and disease
https://link.springer.com/article/10.1007/s42000-018-0023-7 

Stress and inflammatory biomarkers and symptoms are associated with bioimpedance measures (MUS)
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25431352/

Osteosarcopenic adiposity
https://www.mdpi.com/2072-6643/11/4/747/htm

Photoplethysmography (PPG)-determined heart rate variability (HRV) and extracellular water (ECW) in the evaluation of chronic stress and inflammation
https://www.researchgate.net/publication/357858598_Photoplethysmography_PPG-determined_heart_rate_variability_HRV_and_extracellular_water_ECW_in_the_evaluation_of_chronic_stress_and_inflammation

Stress, Inflammation and Metabolic Biomarkers Are Associated with Body Composition Measures in Lean, Overweight, and Obese Children and Adolescents
https://www.mdpi.com/2227-9067/9/2/291/htm

Diurnal Salivary Cortisol in Relation to Body Composition and Heart Rate Variability in Young Adults
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fendo.2022.831831/full