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In Turchia per il trapianto di capelli, in Brasile per la chirurgia plastica, in Croazia per i denti. Sono tanti - 350mila all'anno secondo i dati di Confindustria Viaggi - gli italiani che scelgono di andare all'estero per curarsi soprattutto perché i prezzi sono più bassi. Ma si risparmia davvero? Sul tema è intervenuto la scorsa estate anche il presidente dell'OMCeO veneziano Giovanni Leoni, nella sua veste di vicepresidente FNOMCeO, predicando prudenza. «Un prezzo più basso - ha spiegato alla redazione di OK-Salute - può significare minore qualità e le conseguenze possono essere anche gravi. Bisogna diffidare di offerte troppo vantaggiose e informarsi sugli standard di sicurezza applicati».

Leggi qui l'intervista completa: https://www.ok-salute.it/news/turismo-sanitario-quali-sono-i-rischi-di-farsi-curare-allestero/

Le dichiarazioni del presidente Leoni a OK-Salute:

Prima di prendere una scelta di questo tipo vanno valutati alcuni aspetti. «Un prezzo minore può essere collegato a una minore qualità complessiva», sottolinea Giovanni Leoni, vicepresidente FNOMCeO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) e specialista in chirurgia generale. «E il rischio, parlando di interventi chirurgici, è quello di trovarsi a fronteggiare conseguenze anche gravi». Anzitutto, prima di partire, occorre informarsi sul medico che opererà e sul suo curriculum. Ed è importante verificare che la clinica scelta sia accreditata dal sistema sanitario brasiliano. «In generale si deve diffidare di offerte troppo vantaggiose e di prezzi eccessivamente bassi», continua Leoni.

«Talvolta il paziente è operato in strutture con standard di sicurezza inferiori a quelli europei, viene dimesso dopo poche ore, sono difficili i controlli post operatori, che dovrebbero essere cadenzati per alcune settimane. Deve poi essere chiara l’origine e lo standard qualitativo dei materiali impiegati, in particolare per le protesi, il cui tagliando identificativo della fabbrica d’origine dev’essere applicato sul foglio dell’atto operatorio a futura memoria. Deve poi essere considerata la fisiologica possibilità di una complicanza o di un’infezione che, normalmente e secondo logica, va adeguatamente seguita dal chirurgo o dall’équipe che ha eseguito l’intervento, cosa materialmente impossibile se il paziente rientra velocemente al proprio domicilio un altro Stato».

Il pericolo serio è che l’intervento possa essere eseguito da personale non qualificato, in condizioni igieniche precarie, con rischi di infezioni. E se succedesse qualcosa di spiacevole, in Turchia sarebbe difficile ottenere un risarcimento. «Devono essere chiari e verificabili curriculum di operatore e sede, le possibile complicanze infettive e la presumibile durata dell’impianto», avverte Leoni.

«Secondo una ricerca della Siru, la Società italiana della riproduzione umana, almeno il 25% delle coppie con problemi di fertilità decide di recarsi all’estero per effettuare il proprio trattamento di fertilità e diventare genitori», afferma Leoni.