Si scaldano i motori per l’edizione 2024 di Ottobre Rosa, la campagna globale contro il cancro al seno, giunta alla 31esima edizione, mirata a mantenere viva l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. Lo scorso 9 settembre, in Municipio a Mestre, la prima riunione operativa con la Conferenza dei Sindaci della Città Metropolitana di Venezia e le associazioni del territorio, alla presenza di Ermelinda Damiano, presidente del Consiglio Comunale.
Al lavoro con le altre realtà anche la Commissione Pari Opportunità (CPO) dell’OMCeO lagunare, guidata da Cristina Mazzarolo, che ha colto l’occasione di questo incontro per affrontare un altro tema sociale di pesante attualità e urgenza: la violenza di genere e domestica. Questo l’intervento e le richieste ai Sindaci avanzate, a nome della CPO, da Alessandra Cecchetto.
Ottobre è il mese della prevenzione oncologica per le donne. Novembre quello della lotta per l’eliminazione della violenza di genere. Il tema è sempre uno: la prevenzione.
In ottobre si parla degli screening del cancro della mammella, del colon retto, del collo dell’utero, che danno ottimi risultati e hanno una buona adesione nel nostro territorio. Questa adesione deve essere sostenuta e implementata dai Comuni in collaborazione con l’Ulss 3 Serenissima con programmi informativi continuativi nel tempo.
Va ricordata una buona massima: investire nella prevenzione oggi permette un guadagno in termini non solo di vite salvate e di benessere delle persone, ma economici di 5 volte maggiore in termini di salute globale a distanza di qualche anno.
Quindi come CPO parteciperemo all’Ottobre Rosa con dei poster per ribadire che la prevenzione del cancro al seno con gli screening è da portare avanti e da incentivare. Ma non dimenticahiamo che va fatta prevenzione anche per un problema di salute altrettanto grave: la violenza domestica e di genere.
Non è un leitmotiv di moda, né qualcosa di cui indignarsi solo quando succede il femminicidio di Giulia Cecchettin. È noto che, anche in Italia, una donna su tre sopra i 15 anni subisce una qualche forma di violenza maschile nel corso della sua vita. Nella Penisola sono state uccise, perché donne, 126 donne nel 2022 e 120 nel 2023. In misura stabile nelle analisi di almeno 20 anni, oltre la metà degli omicidi sono attribuiti al partner o all’ex partner della donna uccisa e circa il 20% ad altri parenti; 4 omicidi su 5 avvengono quindi nell’ambito familiare ristretto o allargato.
Lo dice l’Istat nel report 2024 e aggiunge: “I dati sugli omicidi e sui femminicidi del Ministero dell’Interno e la lunga serie storica di dati (disponibili dal 2002) ribadiscono la matrice culturale della violenza e la necessità di definire politiche adeguate. I messaggi che derivano dalle indagini sulle vittime e da quelle sugli stereotipi sottolineano la necessità di investire sulla formazione nelle scuole e negli ambienti di socializzazione, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e consapevolezza”.
L’Italia nel 2013 ha ratificato la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. Il trattato è stato ratificato da tutta l’UE a maggio 2024 e vincola gli Stati a prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l’impunità dei colpevoli.
Un comitato indipendente di esperti, il GREVIO, monitora l’attuazione della Convenzione di Istanbul da parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa. Per l’Italia il rapporto del GREVIO del 2020 rileva ancora una serie di criticità relative ai finanziamenti allocati, al coordinamento inter-agenzia nella risposta alle vittime, alla frammentazione dei servizi territoriali e sottolinea una preoccupante tendenza a reinterpretare e riorientare la nozione di parità di genere in termini di politiche per la famiglia e la maternità.
Gli esperti dell’ONU ribadiscono che il permanere di una cultura sessista e misogina della società italiana a tutti i livelli costituisce il principale ostacolo a un processo virtuoso verso l’uguaglianza di genere.
Il nostro lavoro come CPO si è articolato nella revisione sistematica del protocollo tra Enti e Servizi del territorio metropolitano contro la violenza di genere e domestica, protocollo di cui è capofila l’Ulss 3 Serenissima. Ci siamo impegnate nella formazione interattiva delle nostre iscritte e dei nostri iscritti con vari convegni e a gennaio 2025 ce ne sarà un altro sulle novità medico legali in contrasto alla violenza di genere e domestica.
Come CPO siamo convinte che, dopo l’indignazione suscitata dall’uccisione di Giulia Cecchettin, i Sindaci di tutta la Città Metropolitana di Venezia abbiano provveduto ad allocare delle risorse economiche perché un delitto così efferato non abbia più a ripetersi e saremmo grate ai Sindaci se volessero rendere partecipi le cittadine e i cittadini di cosa è stato approntato in bilancio contro la violenza alle donne in termini di prevenzione e protezione e quali azioni sono state portate avanti in questi mesi nei diversi Comuni.
L’ISTAT, portando i rilevamenti del 2021, rende noto che i CAV (Centri Anti Violenza) in Veneto sono 26 con un tasso di 0,11/10.000 donne e 1,68/10.000 donne vittime di violenza. È importante che le azioni dei CAV siano coordinate con le Forze dell’Ordine, i Servizi Sociali dei Comuni, e con i Pronto Soccorso degli Ospedali.
L’Ospedale dell’Angelo di Mestre e il Civile di Venezia hanno presso i rispettivi Pronto Soccorsi un servizio H24 di reperibilità delle operatrici del CAV nei casi di violenza. Un’azione di supporto e di stimolo in Conferenza dei Sindaci perché anche nei Pronto Soccorso di Mirano, Dolo e Chioggia ci sia una reperibilità H24 delle operatrici dei CAV, sarebbe di grande aiuto e permetterebbe una parità di trattamento per le donne nei diversi territori della Città Metropolitana.
Infine un ultimo punto su cui varrebbe la pena che la Conferenza dei Sindaci si impegnasse: le case rifugio. In Veneto (Istat 2021) ce ne sono 27 in tutto; solo 3 hanno finanziamenti specifici dal Dipartimento Pari Opportunità. In Riviera o a Chioggia non ci risulta che ci siano case rifugio, ma è urgente farne nascere almeno una per i due territori, che possa accogliere in urgenza (e non solo...) donne e bambine/bambini, dando loro quella protezione che in alcuni casi non è più differibile, perché ne va della loro vita.
Alessandra Cecchetto, Componente CPO OMCeO Venezia