Le Casa della Comunità: ultima chiamata per salvare la sanità pubblica così come la conosciamo. Lo scrive Gabriele Gasparini, presidente della Fondazione Ars Medica, raccontando a Quotidiano Sanità l'ultima edizione di Venezia in Salute, la manifestazione organizzata dall'Ordine lo scorso 21 settembre tra l'M9 e Piazza Ferretto a Mestre. L'articolo è stato pubblicato oggi, lunedì 21 ottobre 2024.
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Camici e mattoni: la rivoluzione delle Case della Comunità (ultima uscita per salvare il SSN come lo conosciamo)
Gentile Direttore,
il tema 2024 della XIV edizione di Venezia in Salute, VIS24, svolta a Mestre il 21 settembre 2024, è stato scelto perché Case e Ospedali della Comunità saranno bene o male presto reali in questa società liquida. VIS tratta temi di questo tipo per analizzare in anticipo i cambiamenti della sanità e unisce la popolazione e tutto ciò che riguarda la salute e che si rispecchia nell’evidenza scientifica.
Queste Case stanno sorgendo nel nostro Paese ed entro il 2026 dovranno essere 1350, una ogni 40-50.000 abitanti. Sono chiamate già in modo diverso, a volte Case della Comunità e a volte Case di Comunità. Usare il “di” o il “della” non è una differenza da poco e chiamare in un modo o in un altro una cosa nuova ha il suo peso.
La loro distribuzione lascia aperte delle problematiche perché alcune zone del nostro territorio, fatto di monti, isole e coste, potrebbero essere meno servite. In Veneto uno studio di FIMMG – CGIA Mestre evidenzia questa criticità che potrebbe peraltro diventare una possibilità perché alle Case della Comunità, finanziate dal PNRR e dette HUB, potranno affiancarsi Case della Comunità dette SPOKE con finanziamenti e attività diversi.
Credo che se a medici/sanitari avessero chiesto cosa fare per risolvere le criticità del territorio messe in luce dal drammatico stress test SARS-CoV-2, non so se avrebbero pensato a un così importante investimento sul mattone. Credo anche che considerare come due entità distinte ospedale e territorio sia fonte di problemi.
Costruire strutture per accogliere i Pazienti/Utenti sul territorio però è indubbiamente una risposta. Trovare il personale che accetti di lavorare per il SSN e popolare queste case è un’altra partita.
L’attuale assistenza territoriale è ampia, valida anche se talora considerata dall’utenza insufficiente. Medici di famiglia, pediatri, infermieri, sanitari ogni giorno portano avanti la loro funzione e sono testimoni di problemi organizzativi, economici e hanno difficoltà con l’utenza. Il SSN è nato oltre 40 anni fa per assistere una popolazione diversa da oggi e per dare risposta più a patologie acute che croniche.
Oggi l’assistenza sanitaria è cambiata nei modi, nei tempi e nei luoghi e assiste molto di più la cronicità che necessita di essere adeguatamente accolta con modalità che semplificano l’accesso alle cure e orientano una popolazione che vive all’interno di una accelerazione tecnologica sempre più spinta.
Oggi i cittadini lamentano la frammentazione della presa in carico e dell’assistenza, disorientamento e limitato accesso giornaliero ai servizi sanitari, problematicità che possono essere risolte con una migliore organizzazione. Necessita curare il Paziente non la prestazione. L’esistenza di problematiche economiche, professionali, la scarsità di risorse, la mancanza di formazione, il mancato rispetto di diritti e doveri, dell’osservanza delle regole, dell’etica, della deontologia, l’inaccessibilità alle cure hanno come principali esiti finali invalidità permanente e morte degli individui. La professione medica che agisce nel territorio è in difficoltà e questo non può che mettere in difficoltà l’attività degli ospedali.
Le persone se non trovano risposte si spostano dove possono e i Pronto Soccorso sono diventati loro malgrado protagonisti. Nel Veneto il 55% degli accessi al Pronto Soccorso nel 2023 sono stati classificati come codici bianchi, codici non urgenti, prestazioni che potrebbero trovare, almeno in parte, una collocazione in sedi più idonee anche distanti dagli ospedali. Le Case della Comunità potrebbero assorbire queste prestazioni migliorando la qualità delle cure.
Questa non è una speranza ma una necessità perché i codici bianchi trasformano i Pronto Soccorso in un ambulatorio e di riflesso determinano un impiego dei medici specialisti dei reparti e dei servizi ospedalieri, chiamati a partecipare a questa attività non urgente. Specialisti in guardia che fra tante prestazioni non urgenti trattano con maggior difficoltà le vere urgenze. Al crescere delle prestazioni ritardano la presa in carico dei Pazienti con maggiori possibilità di commettere errori. Realtà che può degenerare in fenomeni come la fuga del personale e l’esplosione di violenza in chi malato non trova una risposta. Una guerra che non può essere combattuta con una guerra.
Con queste premesse VIS poteva essere un potenziale catalizzatore esplosivo di contrasti e contraddizioni e invece VIS24 è stata una giornata formativa e di dialogo costruttivo fra Regione Veneto, Aziende Sanitarie della Provincia, Ordini, Sindacati, cittadini e Terzo Settore, forse perché tutti, più o meno, cominciano a realizzare che le Case della Comunità potrebbero rappresentare l’ultima spiaggia per riuscire a mantenere il nostro SSN come lo conosciamo. Interventi del Congresso visibili nel canale YouTube dell’OMCeO Venezia.
Gabriele Gasparini, Presidente Fondazione Ars Medica