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Le previsioni sono tutte concordi: in Italia, ma non solo, la popolazione invecchia e nei prossimi anni il numero di residenti subirà un drastico calo. Al primo gennaio 2025 nel Belpaese gli over 65 erano il 24,7% del totale ed entro il 2050 diventeranno il 34,6%. a crescere è soprattutto il numero di chi ha più di 80 anni, ormai oltre 4 milioni e mezzo di persone. Un invecchiamento inesorabile che, da un lato, porta con sé l’aumento delle patologie croniche, una crescita progressiva dei bisogni di salute e un problema di sostenibilità economica per il mondo sanitario. Ma che, dall’altro, potrebbe anche essere un’opportunità.
Di tutto questo, con un focus particolare anche sull’attrattività che i servizi sanitari offrono in ambito turistico, si è parlato sabato 20 settembre 2025 a Venezia in Salute - #VIS2025, la manifestazione organizzata dall’OMCeO lagunare, con la sua Fondazione Ars Medica, in collaborazione con la FNOMCeO e il Comune di Jesolo, e il patrocinio della Regione Veneto, delle due aziende sanitarie veneziane e di tanti Ordini professionali nell’ambito della sanità: infermieri, tecnici sanitari e della riabilitazione, farmacisti e ostetriche.
Un radicale cambio di location per l’edizione numero 15 della kermesse, tradizionalmente ospitata a Mestre e per la prima volta in trasferta a Jesolo. Al Teatro Vivaldi il convegno scientifico dedicato a Longevità: salute ed economia, negli spazi adiacenti i 15 gazebo in cui, nell’arco della mattinata, la popolazione ha incontrato gli enti, le associazioni, gli ordini e le istituzioni locali che si occupano di sanità per conoscere le loro buone pratiche di salute e le loro attività.
«Abbiamo fatto una scommessa – ha sottolineato il presidente dell’Ordine e vice nazionale Giovanni Leoni, accogliendo i partecipanti – venendo qui nel territorio dell’Ulss 4 Veneto Orientale. Ma questo luogo ben si presta alle tematiche di cui discuteremo: una città di mare in cui il flusso dei servizi sanitari deve rivolgersi ai cittadini, ma anche a un carico turistico che ormai arriva moltissimi mesi l’anno».

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Il saluto delle autorità
Sul palco del Teatro Vivaldi il sindaco di Jesolo Christofer De Zotti e il direttore generale dell’Ulss 4 Veneto Orientale Mauro Filippi, che hanno accolto con disponibilità la manifestazione nel loro territorio, accompagnando l’Ordine e la Fondazione nell’organizzazione.
«Quando il dottor Gasparini – ha spiegato il sindaco – qualche mese fa ci ha proposto questa iniziativa, l’ho subito sposata. A Jesolo abbiamo un ottimo filone medico sanitario: nei prossimi giorni presenteremo il progetto di sviluppo dell’ospedale, una struttura che probabilmente avrà un ampliamento di servizi nei prossimi anni. Due gli spunti interessanti del vostro convegno: l’impatto della speranza di vita più lunga sotto il profilo economico e le nuove sfide che comporta, legate all’assistenza sociale e sanitaria delle persone che hanno bisogno di risposte nuove».
Circa 60mila gli accessi nei pronto soccorso e nei punti di primo intervento del litorale nel periodo maggio-settembre, con il comparto dell’emergenza-urgenza che ancora la fa da padrone. Ma le cose cominciano a cambiare. «Questo territorio – ha sottolineato il dottor Filippi – è un osservatorio privilegiato sul fenomeno di cui parliamo oggi perché accoglie il 32% delle presenze turistiche di tutto il Veneto. Per anni abbiamo valutato come l’evoluzione demografica stia incidendo sui nostri servizi sanitari e sul comparto turistico. È vero: si invecchia di più, si vive più a lungo, ma non si rinuncia a viaggiare e la sanità può essere un driver importante nella scelta turistica. Viaggiando, però, c’è anche la necessità, almeno per chi ha patologie croniche, di non rinunciare alle cure. Ecco allora il servizio di dialisi, la guardia medica per i codici minori, la possibilità di fare un check-up. Così il nostro modello organizzativo si è evoluto».
Da qui una straordinaria opportunità di crescita con risorse che arrivano dai sistemi di compensazione per la mobilità sanitaria, dai rimborsi delle casse mutue del nord Europa, dall’out-of-pocket o dal pagamento diretto, e che entrano nel sistema pubblico e possono essere rimesse in circolo con investimenti per i residenti.

A portare i saluti dell’altra azienda sanitaria, l’Ulss 3 Serenissima, Nicoletta Lo Monaco, direttore delle Cure primarie, che ha evidenziato come su questo tema sia necessario oggi cambiare la prospettiva «dando vita – ha detto – a questo invecchiamento, dandogli un senso perché può essere anche attivo e positivo, non solo un declino progressivo… Con persone che si prendono cura della propria salute con nuovi strumenti digitali e nuove opportunità, come le vacanze, ad esempio».
Ambiti in cui un ruolo da protagonista può giocarlo anche la Medicina Generale, rappresentata sul palco di #VIS2025 da Giuseppe Palmisano, segretario regionale di FIMMG Veneto. «Noi medici di famiglia ci siamo – ha spiegato – ma dobbiamo essere messi in condizione di avere più tempo da dedicare alla prevenzione, non solo alla cronicità. Dobbiamo poterci occupare anche dei sani, dobbiamo cogliere la grandissima opportunità offerta dalla riorganizzazione delle cure territoriali, le Case della Comunità e le Aft, per dedicare risorse e realizzare interventi efficaci sulla prevenzione».
A prendere la parola, infine, a nome dei diversi professionisti sanitari presenti a #VIS2025, Matteo Toniolo, presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Venezia e Padova, che ha sottolineato come sia «davvero molto importante partecipare a questi eventi che ci avvicinano alla popolazione e che ci permettono di confrontarci con le altre professioni sanitarie. Longevità, salute ed economia saranno una delle sfide dei prossimi anni, che dobbiamo portare avanti assieme per raggiungere gli obiettivi».

La prima sessione: il contesto
Dal connubio tra longevità, turismo ed economia alla descrizione del paziente europeo dell’immediato futuro, dalla definizione del concetto di silver economy al necessario cambio di paradigma per intendere le risorse destinate alla sanità pubblica come un investimento e non solo come un costo, la prima sessione del convegno – moderata dal medico di famiglia Simone D’Agostino e dall’odontoiatra Andrea Zornetta, entrambi consiglieri dell’Ars Medica – ha cercato di tracciare il contesto in cui si affronteranno le sfide sulla salute di domani.
Dopo una breve presentazione delle attività dell’Ars Medica e una panoramica sulle edizioni precedenti di VIS, Gabriele Gasparini si è concentrato sulle “tre esse”, cioè spiaggia – luogo per antonomasia dello svago e dell’attività fisica – salute, con le esigenze che variano al variare della società, e silver economy, cioè tutte quelle attività economiche che ruotano attorno a una popolazione sempre più anziana, ma che può essere anche attiva.
«Nonostante i nostri sforzi – ha sottolineato – noi andiamo a incidere per il 20% sulla salute delle persone. L’80% lo fanno gli stili di vita, le vaccinazioni, l’alimentazione, la pulizia, l’igiene. L’anziano, allora, deve stare bene, perché se sta bene ha più vantaggi, fa parte davvero della società e della famiglia. Noi dobbiamo ritardare al massimo il momento in cui l’anziano diventa un peso per la società».

Ha puntato l’attenzione, invece, sulla programmazione in sanità da fare subito, oggi, per avere risposte efficaci domani Luigi Bertinato, senior consultant dell’ufficio europeo dell’OMS per gli investimenti in salute e sviluppo, che ha cercato di tracciare il ritratto del paziente europeo del futuro. Un paziente che, innanzitutto, sarà ricoverato in un ospedale digitale, intelligente e connesso, che potrà contare su tecnologia all’avanguardia – i visori in chirurgia, ad esempio, o la stampa 3D, l’intelligenza artificiale e l’uso de droni – e su nuove professioni in arrivo nelle strutture sanitarie, dagli specialisti in machine learning ai bioinformatici.
«Tutti gli scenari concordano – ha sottolineato l’esperto – che in futuro le patologie croniche saranno ancora le più presenti. Il paziente europeo di domani sarà di sicuro un paziente più povero, soprattutto le donne, persone socialmente più isolate, affette da malattie degenerative. Aumenteranno i giovani e gli adolescenti con problemi di salute mentale e negli ambulatori arriveranno soprattutto gli ultra ottantenni».
Determinante, allora, sarà la presa in carico di questi pazienti, una volta lasciato l’ospedale, quando magari si ritrovano soli, senza nessuno che se ne occupi, o sono disabili. «Per questo – ha concluso il dottor Bertinato – è cruciale programmare adesso servizi che dovranno essere messi in atto dal 2030 al 2050 perché mettere in moto un’organizzazione così importante richiede molto tempo».

Due le prospettive della silver economy, l’insieme delle attività economiche legato a particolari fasce d’età che stanno aumentando, un concetto declinato dal professor Mario Del Vecchio, docente del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università di Firenze, che tiene conto del rapido invecchiamento della popolazione, delle dinamiche di mercato e dell’intervento pubblico, «in un paradigma – ha spiegato – che dovrebbe innescare un circolo virtuoso ed evitare il corto circuito demografico».
Da un lato c’è l’impatto di questo «invecchiamento impressionante» sul sistema pubblico: i problemi che pone alle casse dello Stato per la tenuta del sistema pensionistico e di quello sanitario, il problema della non autosufficienza e dell’assistenza a lungo termine, il tema del mercato del lavoro con lo squilibrio tra i giovani, pochi, e gli over, troppi.
«Dall’altra parte però – ha sottolineato il professore – questo apre all’iniziativa economica dei nuovi mercati perché gli anziani hanno più tempo libero, hanno i redditi più sicuri e detengono la maggiore ricchezza immobiliare. C’è per loro un mercato della domotica, uno della sanità, del turismo, del tempo libero… Tutto un mondo su cui i mercati mettono gli occhi». Da un lato, insomma, gli ottantenni super smart che viaggiano e si divertono, dall’altro gli ottantenni di paese, magari soli perché i figli stanno a centinaia di chilometri di distanza.
Dalla sanità sempre più “consumistica” all’indispensabile riforma della Medicina Generale, dai posti di lavoro da rendere sempre più silver friendly al ruolo che il privato gioca in termini di salute, tanti i temi e le questioni sollevati dall’esperto. «Bisogna aumentare – ha concluso il professor Del Vecchio – le interconnessioni tra pubblico e privato e costruire e sostenere alleanze tra attori dei diversi settori. La sanità può essere un driver per il turismo e credo che l’esempio dell’Ulss 4 possa esser un bel caso di studio per capire come un sistema locale si articola, spinge sull’innovazione e costruisce risposte, pensando anche a nuovi modelli di imprenditorialità».

Tanti, dunque, i paradigmi da cambiare pensando alla sanità dell’immediato futuro. A partire da quello che vede le risorse destinate alla salute solo come una spesa, mentre in realtà generano ricchezza e sono dunque un investimento. Un tema che ha affrontato nella sua relazione il presidente Giovanni Leoni, spiegando il valore sociale ed economico del Servizio Sanitario Nazionale, attingendo al rapporto FNOMCeO-CENSIS.
Dopo aver approfondito le tante e varie ragioni per la tutela la sanità pubblica, il dottor Leoni ha spiegato gli effetti economici della spesa sanitaria. «Un euro di spesa pubblica investito in sanità – ha detto – ne genera quasi 2 di produzione in valore», soffermandosi poi sul gap tra la spesa sanitaria pubblica italiana in confronto al PIL rispetto agli altri paesi europei, sui pochi contratti stabili per gli operatori sanitari, sul problema degli stipendi, sull’aumento della conflittualità e della violenza che sfocia nelle troppe inaccettabili aggressioni ai professionisti, sulla carenza di medici e infermieri, sulle loro fughe all’estero o nel privato. «Gli incarichi cambiano – ha aggiunto il presidente Leoni – e la professionalità deve essere adeguatamente retribuita. Sennò vai da un’altra parte dove ti pagano meglio. Certo, è triste fare l’emigrante intellettuale, ma molte volte è una scelta».
Per rilanciare, allora, il Servizio Sanitario «non basteranno ritocchi – ha concluso – per quanto apprezzabili. Sono ineludibili investimenti massicci e prolungati, dando priorità alla condizione del personale sanitario».

La seconda sessione: alcune buone pratiche
Dopo aver delineato un quadro di riferimento, la seconda sessione del convegno – moderata dal medico e psicoterapeuta Marco Ballico, anche vicepresidente dell’Ars Medica, e dal medico di famiglia Morena Corradini – ha illustrato alcune buone pratiche di salute sui temi della longevità e del turismo, applicate a livello nazionale e sul territorio veneziano.
Cristiano Samueli, vicepresidente dell’Ordine, e il past president e ideatore di VIS Maurizio Sacassola, qui nella veste di vicepresidente di SaluteMia, la società di mutuo soccorso dei medici e degli odontoiatri, hanno spiegato come l’evoluzione anagrafica modifichi l’assistenza anche nel caso dei medici.
Nell’Ordine veneziano, secondo i grafici illustrati dal dottor Samueli, si registra qualche buona notizia: nel 2025, rispetto agli anni precedenti, c’è stato un aumento sostanziale degli iscritti più giovani, di età compresa tra i 24 e i 40 anni, ed è in crescita anche il numero delle donne.
Gli stessi grafici, però, raccontano anche come sia ancora consistente la fetta di medici e odontoiatri “esperti”, con più di 56 anni. E allora anche di loro ci si deve occupare e a farlo è SaluteMia, la mutua integrativa dell’ENPAM. «Oggi – ha sottolineato il dottor Scassola – voglio parlare di noi, ragionare sui nostri bisogni. Noi cerchiamo di fare di tutto per accompagnare le persone nei loro percorsi socio-assistenziali, ma non pensiamo mai a noi stessi, ai nostri cari e alle nostre famiglie, ai nostri bisogni e alle nostre sofferenze».
Anche per medici e odontoiatri, però, gli strumenti per un’adeguata protezione sociale e sanitaria ci sono: SaluteMia, ad esempio, che «può essere – ha aggiunto – un’occasione di strategia per pensare come investire in modo opportuno, efficace e mirato sulla qualità e quantità di vita in un sistema che deve essere necessariamente socio-sanitario». Tra le opportunità offerte da SaluteMia, che non ha scopo di lucro, le coperture legate ai piani sanitari, ma anche la sicurezza contro gli infortuni e il long term care, la grande area, che si svilupperà ampiamente nei prossimi anni, dell’assistenza domiciliare e a lungo termine.
Ma l’idea di una mutua integrativa non è in contraddizione con la strenua difesa della sanità pubblica da parte della categoria? In realtà no perché lo strumento della mutua è per definizione interno alla categoria e «fa sì – ha spiegato – che i soci, i cooperatori analizzino i bisogni, indirizzino gli scopi e ne governino la gestione, garantendo la partecipazione».
Insomma i camici bianchi devono guardare al loro futuro per individuare gli strumenti di protezione più efficaci a garantire serenità in una vita che inevitabilmente, con l’avanzare dell’età, può portare problemi complessi. «Dobbiamo ogni tanto fermarci – l’appello conclusivo del dottor Scassola – e scendere da questo treno terrificante, che ci porta sempre più veloce e con sempre più ansia, per ragionare su noi stessi».

Di prevenzione e promozione degli stili di vita sani, di aderenza alle terapie e uso dei fermaci, in particolare per i pazienti anziani e pluripatologici ha parlato, invece, Cristiano Samueli nella sua veste di fiduciario dell’Ulss 3 Serenissima di FIMMG Venezia. A partire da due presupposti. Il primo: «Ci deve essere complementarietà – ha spiegato – tra uso dei farmaci e stili di vita sani, cioè alimentazione corretta, attività fisica regolare, gestione dello stress e azzeramento dei comportamenti a rischio, come fumo e tabacco». Il secondo: circa l’80% delle cardiopatie coronarie e il 90% dei casi di diabete tipo 2, dice l’OMS, potrebbero essere evitati o ritardati migliorando gli stili di vita.
«È fondamentale allora – ha sottolineato il fiduciario FIMMG – impostare gli stili di vita degli anziani che sono polipatologici e prendono tanti farmaci. Dobbiamo portarli a cambiare le loro abitudini perché uno stile di vita più appropriato, ad esempio abbassando banalmente il sale nella dieta, potrebbe anche portare a diminuire l’impatto dei farmaci su queste persone».
Oltre al cambio di regime di vita, spesso poco accettato, i medici di famiglia si ritrovano poi a fare i conti con la scarsa compliance da parte degli anziani sull’utilizzo dei farmaci, la scarsa aderenza al trattamento. «Siamo assolutamente convinti – ha proseguito il dottor Samueli – che i medicinali siano importanti, ma devono essere usati bene: gli stili di vita corretti ci possono aiutare a utilizzare meno farmaci o con dosaggi minori».
L’adozione diffusa di stili di vita sani, dunque, non solo migliora la salute dei singoli, ma riduce anche i costi sanitari, spesso gravati dal trattamento delle malattie croniche. «La vera sfida – ha concluso il medico di famiglia – è responsabilizzare le persone, educandole a prendersi cura di sé con scelte quotidiane per ridurre il ricorso ai farmaci e potenziare il benessere generale, arrivando a tarare i due approcci in un percorso personalizzato centrato sul paziente, perché ogni persona è diversa dall’altra».

Spazio, poi, alle buone pratiche di salute già attive sul territorio veneziano, a partire dall’assistenza infermieristica, che non va mai in vacanza, come ha spiegato Francesca Rossi, direttore dell’unità complessa Professioni Sanitarie dell’Ulss 3 Serenissima. Un’assistenza attiva 24 ore su 24, 365 giorni l’anno e che deve rispondere non solo ai bisogni di salute sempre crescenti dei residenti, e in particolare dei pazienti cronici, ma anche a quelli dei turisti.
Tre, dunque, i potenziamenti messi in atto dall’azienda sanitaria:

  • il primo per la cronicità con l’inserimento della figura dell’infermiere di famiglia e 5.070 visite a domicilio in 5 anni, che ne fanno un servizio «di reale prossimità»;
  • il secondo per i flussi turistici con il programma Vacanze sicure, in cui si differenziano i tempi e le modalità di erogazione delle prestazioni, potenziando l’area dell’emergenza, ma anche le strutture ospedaliere, quelle sul territorio, il dipartimento di prevenzione, la formazione e la comunicazione agli utenti;
  • il terzo sui modelli organizzativi con l’avvio del 116117, numero unico per le cure non urgenti, che vede team multidisciplinari dare risposte alle richieste delle persone.

«In qualche modo – ha sottolineato la relatrice – noi dobbiamo garantire servizi per il turismo, ma anche per i cittadini, modificando e inserendoci nello sviluppo dell’assistenza territoriale in maniera progressiva e sempre più importante in termini di risorse da investire, di percorsi da definire e sostegno da dare ai nostri pazienti».
Dalla dottoressa Rossi anche uno sguardo su un problema ormai cronico del settore, la carenza di infermieri, che sono il 40% del personale sanitario, che hanno stipendi più bassi della media europea e un alto rischio di burnout. «C’è spazio – ha concluso – per percorsi formativi innovativi. Ma la cosa più importante è ripensare i paradigmi per gestire le nuove forze che entrano nel mondo del lavoro che oggi hanno esigenze diverse: sono molto più competenti sotto il profilo digitale, ma vogliono anche far carriera. Bisogna in qualche modo portarli a bordo e tenerli a bordo».

Tornando alle eccellenze locali, si è concentrato, invece, sull’uso dell’acqua come trattamento medico, Sebastiano D’Anna, già primario di Neurologia a Portogruaro e oggi direttore sanitario delle terme di Bibione. «L’Italia – ha spiegato dando qualche numero – è il paese europeo che vanta il maggior numero di aziende termali: 756 stabilimenti con 60mila addetti e oltre 2 miliardi e mezzo di euro di fatturato».
La classificazione delle acque termali, la cura idropinica – somministrare cioè l’acqua termale come bibita a scopo terapeutico contro le epatopatie croniche e tossiche, la calcolosi renale e i disturbi gastrointestinali – la differenza tra le acque da bere a seconda della patologie, il metodo Kneipp, padre dell’idroterapia, tra i temi approfonditi durante la relazione.
Una fotografia, infine, sulle terme di Bibione, aperte nell’estate 1996 – l’anno prossimo festeggeranno i 30 anni di vita – e «dove sgorga a 52°C – ha raccontato D’Anna – l’acqua minerale ipertermale alcalino bicarbonato sodica fluorata, la cui efficacia terapeutica è stata riconosciuta dal Ministero della Sanità». Quasi 200mila le prestazioni erogate nel 2024, di cui 150mila in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale: dalla crenoterapia (con l’uso di fango e argilla) al linfodrenaggio, dalla pressoterapia alla balneoterapia, dalle cure inalatorie alla stanza del sale, solo per fare qualche esempio, ma anche stimolazione cognitiva e consulenza neurologica.
«Le terme – ha concluso il direttore sanitario – sono già inserite nella realtà sanitaria del nostro territorio. Ma servono anche a implementare il turismo e dare un arricchimento alla spiaggia di Bibione».

Il connubio tra longevità, salute e turismo si declina al meglio nel territorio dell’Ulss 4 Veneto Orientale, che ha un bacino turistico di quasi 23 milioni di presenze l’anno, dove la domanda sanitaria nel periodo estivo arriva quasi a triplicare e dove da tempo sono stati attivati potenziamenti per garantire assistenza di qualità sia ai residenti sia ai visitatori.
Ad illustrarli Elena Momesso, primario di Anestesia e Rianimazione, e Sebastiano Maso, project manager del programma Vacanze in Salute, che nei mesi estivi mette in campo più personale sanitario sia nei presidi sulla costa, sia in quelli ospedalieri – «e non solo nell’area dell’urgenza-emergenza, ma anche nei reparti a maggiore intensità di accessi turistici, nella Guardia Medica, in alcune specialità come l’ortopedia, la pediatria, la radiologia, che sono messe più sotto pressione durante l’estate, e non ultimo il potenziamento del personale amministrativo, in primis con gli interpreti» ha sottolineato la dottoressa Momesso – ma anche la dialisi turistica a Jesolo e a Bibione e tante iniziative di sensibilizzazione e di prevenzione lungo tutti i 70 chilometri di costa.
«Questo programma – ha aggiunto il dottor Maso – ha uno sforzo organizzativo importante e un costo impegnativo, 5 milioni di euro. Il programma originario, che prevedeva un’assistenza sanitaria ai turisti per l’area critica, si è evoluto nel tempo diventando sempre più aderente alle nuove esigenze del turista, ma anche del territorio. Vacanze in Salute, infatti, è oggi un motore economico attrattivo e produce un circolo virtuoso, prezioso per tutti, perché genera risorse che poi possono essere subito reinvestite nel territorio, cioè a favore dei residenti».

Essere lungimiranti, insomma, come dimostra questa esperienza dell’Ulss 4 Veneto Orientale, è una caratteristica che paga e che va adottata oggi nella programmazione dei servizi sanitari se si vorranno dare domani risposte efficaci alle crescenti esigenze di salute di una popolazione sempre più anziana, che potrà essere polipatologica, ma anche molto attiva. Da sempre l’obiettivo principale di VIS è far capire ai cittadini che ognuno deve diventare responsabile della propria salute, attraverso la prevenzione e gli stili di vita sani. Ma tanto – ce lo hanno detto le esperienze positive raccontate al convegno – possono fare anche modelli organizzativi nuovi delle strutture sanitarie. L’importante è pensarci adesso.

Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Venezia