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Nel fare i bilanci sugli interventi si volge lo sguardo della memoria alle attività da anni svolte dalla Commissione Pari Opportunità (CPO) dell’OMCeO Venezia: si parte dai contenuti e si ritrovano le emozioni che ci hanno accompagnato. Se dovessimo focalizzarne una, saremmo tutti concordi nel riconoscere l’entusiasmo con cui, tra i tempi professionali, abbiamo ragionato assieme.
La CPO ha da sempre ritenuto che l’analisi del territorio fosse il punto da cui partire per poter contribuire, con la professionalità dei suoi membri e dei contatti ad essi afferenti, a divulgare, a formare e a organizzare opportunità ove la salute abbia la sua possibile soluzione. In questa guisa la CPO, facendosi sociale, ha voluto entrare ed entra in contatto col disagio e con le sue ricadute sul territorio.
Consapevole della multifattorialità dei problemi della medicina sociale ha colto la necessità della pluralità degli interventi e dell’interdisciplinarietà, quali fondamenti per la risposta.

Il quadro del nostro periodo storico è contrassegnato dalle criticità soggettive che, in senso centrifugo, mettono in difficoltà gli stessi sistemi di contenimento. Si vive in costante stato di emergenza a fronte di una crisi delle risorse e della compensazione con un volontariato d’azione, cui fortunatamente non mancano le proposizioni.
La Commissione delle Pari Opportunità a più riprese negli anni si è occupata di violenza agita e subita di genere, domestica, sui minori, sui disabili, sul personale sanitario e, negli ultimi anni, ha scelto di focalizzarsi sulla salute mentale quale territorio clinico e psicopatologico in grave emergenza e sofferenza di risorse.

Così è stato evidenziato, ad esempio, nel convegno sulla Psichiatria di Genere e sui percorsi territoriali in tempo di emergenza sanitaria ove la CPO, indicando le differenze biologiche, socio-economiche e culturali sullo stato di salute e di malattia di ogni persona, si è fatta promotrice di percorsi formativi volti a superare differenze e discriminazioni: la conoscenza delle differenze, infatti, favorisce una maggiore appropriatezza delle cure e dell’uso delle risorse in ambito sanitario.
L’intento di sensibilizzare sulle condotte aggressive auto ed etero lesive ha esplicitato l’aspetto integrato in un webinar dal titolo Condotte auto ed etero-lesive. Rischio sociale e strategie per il suo possibile contenimento, organizzato nel dicembre 2022, il cui scopo, in realtà, è stato quello di concretizzare conoscenza e azioni multidisciplinari e interdisciplinari tra territorio e ospedale, tra professionisti sanitari e non, con un unico fine: conoscere per tutelare e prevenire (qui il resoconto: Violenza, fenomeno dilagante: qualche strumento di prevenzione)

L’attività della CPO continua nella sua trasversalità di processo formativo e anche nei mesi scorsi c’è stato un momento di crescita con gli studenti dell’Università Salesiana (IUSVE) di Mestre per una clinica integrata nel maltrattamento per diffondere sensibilità e cultura sociale rispetto alla vulnerabilità di un patrimonio che è la vita che cresce. La complessità del fenomeno ha bisogno di sguardi attenti e specializzati, poiché nelle manifestazioni più vicine talvolta assume forme subdole. Pertanto saper intercettare, valutare e gestire le situazioni di disagio richiede la competenza del saper riconoscere e la forza di saper agire, anche punendo con gli strumenti giuridici della denuncia e del referto.
Anche in quest’occasione l’aspetto dell’interdisciplinarietà tra figure sanitarie e non, è risultato l’unico strumento per il contenimento delle condotte maltrattanti ,qualunque esse siano.
Il décalage delle argomentazioni ha visto il “corpo che parla” con i segni manifesti e non delle condotte auto o eterolesive, gli strumenti per diagnosticarli, le procedure terapeutiche da adottare e i mezzi preventivi da applicare, anche repressivi in sinergia con l’autorità giudiziaria.
Si sono analizzati i paradigmi delle nostre conoscenze, i limiti della scienza, dei mezzi tecnici a disposizione e le imperfezioni dell’uomo che moltiplicano i problemi e i dubbi.
Da cui la consapevolezza che per un miglior agire tutelante della persona è necessario un coinvolgimento di ognuno di noi, superando i nostri limiti culturali, i preconcetti e i pregiudizi che gravano, talvolta, il nostro operato limitando l’oggettività della prova e ancora più la tutela esplicabile.

L’attività progettuale della CPO non si arresta e parte del gruppo ha iniziato, ultimamente, un percorso di analisi dell’ingravescente “questione” del modo adolescenziale le cui ricadute, a breve e lungo termine, incideranno significativamente nella qualità della vita di tutti noi.
In tal senso la CPO si è fatta parte integrante di un gruppo di lavoro che vede impegnati professionisti del mondo sanitario e non, il cui obiettivo, superando le settorialità ed integrando quanto più possibile le risorse a vari livelli, è quello di individuare al loro insorgere situazioni di disagio giovanile e attuare processi diagnostico-terapeutici e di riabilitazione sociale, dando risposte concrete agli stati di bisogno di una società sempre più complessa e non sempre compresa.

Dottoressa Cristina Mazzarolo, Coordinatrice Commissione Pari Opportunità

Scarica qui il manifesto che sintetizza le attività della CPO negli ultimi anni: pdf ManifestoAttività A3 Rev01 (1.04 MB)

COMPONENTI CPO OMCeO VENEZIA

  • Nicoletta Ballarin, Direttore SPISAL Ulss 3 Serenissima
  • Alessandra Cecchetto, Ginecologa
  • Anna Codroma, Ginecologa Ulss 3 Serenissima
  • Novella Ghezzo, Tossicologa Ulss 3 Serenissima
  • Maria Cristina Mantoan, Neurologa Ulss 3 Serenissima
  • Cristina Mazzarolo, Medico Legale Ulss 3 Serenissima (coordinatrice)
  • Giulia Mazzarolo, Specialista in Igiene Pubblica Direzione Medica Ulss 3 Serenissima
  • Gaia Meneghel, Psichiatra Ulss 3 Serenissima
  • Manuela Piai, Dermatologa
  • Giorgia Tezzot, Medico Medicina Generale Ulss 4 Veneto Orientale
  • Antonella Tonetto, Direttore Pediatria Portogruaro Ulss 4 Veneto Orientale
  • Anna Urbani, Direttore Psichiatria Ulss 4 Veneto Orientale

Collabora con la CPO la professoressa Paola Facchin, Direttore Centro Bambino Maltrattato Università di Padova