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Sempre più in rosa la professione medica, e questa non è una novità già da alcuni anni. Ma anche sempre più meritrocratica e, spesso, anche ereditaria. Sono alcune delle caratteristiche individuate dal Rapporto Almalaurea 2024 sulla condizione occupazionale dei laureati. Su Doctor33 un'intervista pubblicata ieri, martedì 25 giugno 2024, con le riflessioni del presidente dell'OMCeO veneziano Giovanni Leoni, nella sua veste di vice FNOMCeO. «Laureate e laureati in medicina - sottolinea - sono molto preparati, competitivi e motivati. Hanno le idde chiare. Ma si confrontano con un contesto falsato da 20 anni di tagli alle spese del personale, stipendi rimasti fermi e un'inflazione cresciuta fra il 13 e il 20%. Quindi sono restii ad accettare lavori mal retribuiti, con sbocchi di carriera limitati o poco tempo per svolgere la libera professione».

L'intervista integrale a questo link: https://www.doctor33.it/articolo/61391/piu-femminile-meritocratica-ed-ereditaria-ecco-come-cambia-la-professione-medica-secondo-almalaurea

Più femminile, meritocratica ed ereditaria, come cambia la professione medica per Almalaurea
Almalaurea ha colto nella Medicina quello di una laurea che si “eredita”. Ma non è il punto più importante peraltro del Rapporto 2024: sempre meno pagati, più quote rosa e disposti ad accettare lavori non coerenti

Professionali, bravi, a volte sono figli di medici, altre volte si sono costruiti da soli, trovando in sé le motivazioni e non in maestri né tantomeno nei genitori. Sono i nuovi laureati in medicina come li vede chi li frequenta giorno per giorno, da studenti o da specializzandi. In parte diversi da quelli descritti dal rapporto Almalaurea che fra i tanti spunti di interesse ha colto nella Medicina quello di una laurea che si “eredita”. Non è il punto più importante peraltro del Rapporto 2024. A leggerlo scopriamo altro, ad esempio che le discipline con laurea breve oggi per trovare un lavoro vanno meglio delle lauree di 2° livello. Altra scoperta: i laureati sono pagati sempre meno. A 5 anni dal conseguimento del titolo, con la laurea breve si prendono 1384 euro netti mensili (due anni fa erano 70 in più); si sale a1432 con la laurea magistrale, ma nel 2021 erano 1516. Nel frattempo, però ci sono stati due anni di inflazione molto forte. E i nuovi medici sono sempre più restii ad accettare di non rientrare per anni dei costi sostenuti per studiare. Rispetto all’anno scorso crollano i consensi allo stipendio “basso" dal 47 al 38% tra i laureati di 1° livello e dal 39 al 33% tra i laureati di 2° livello. E, se un anno fa si diceva disposto ad accettare un lavoro non coerente con gli studi l’83% dei laureati di 1° livello e il 76% dei laureati di magistrali, ora si scende rispettivamente al 77 e al 73%. A fronte di questi rifiuti, per la prima volta da 12 anni il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è sceso dal 75,4 al 74,1% per i laureati triennali e dal 77,1 al 75,7% per i magistrali. Fuori Medicina, a 5 anni dal conseguimento del titolo ha trovato il posto il 93,6% di chi ha la laurea breve e l’88,2% dei laureati di secondo livello. Per la precisione, ha un lavoro il 79% dei laureati in discipline artistiche e letterario-umanistiche, l’83% dei laureati in discipline di comunicazione, l’84,5% delle lauree in legge, il 90% di quelle in Economia e commercio, il 91,6% dei laureati in discipline sanitarie, il 92,2% di ingegneri ed architetti, il 94% di ingegneri industriali ed informatici. Nel 2022 nelle varie facoltà per la prima volta è diminuita la percentuale dei laureati in corso (-1%) mentre i punteggi si sono alzati ancora: la media è 104/110, due punti in più di due anni fa. Due laureati su tre, il 61,5 per cento, hanno concluso nei tempi. A medicina e chirurgia si laurea “in tempo” poco più di metà iscritti, appena il 54,8% (40% i veterinari), ma con media più alta delle altre (27,4).

Quali peculiarità ha Medicina? «A scegliere il corso oggi sono per il 60% donne. Rispetto a 20-30 anni fa quando erano di più gli studenti sono cambiati i criteri di selezione e le aspettative», dice il vicepresidente FNOMCeO Giovanni Leoni, medico ospedaliero, presidente Cimo Fesmed in Veneto. «Laureate e laureati del 2023 arrivano da sei anni di selezione, con passaggi difficili. Hanno superato il test quando a passare era uno studente su sette. Sono competitivi, spesso vicini al 110 come voto medio di uscita, motivati. Hanno le idee chiare su ciò che vogliono fare. Si confrontano con un contesto falsato da 20 anni di tagli alle spese del personale, rimaste ferme al livello del 2004 decurtato di un 1,4%. Ma se gli stipendi sono rimasti invariati, l’inflazione è cresciuta fra il 13 e il 20%, quindi sono restii ad accettare lavori mal retribuiti, con sbocchi di carriera limitati o poco tempo per svolgere la libera professione. Le specialità riempite per metà o meno di metà sono quelle che offrono minori chance di guadagni, di tenere tempo a parte per l’attività privata».

…e coincidono con le discipline di cui più ha bisogno il servizio sanitario. «Esatto: sono le chirurgie (tranne quella plastica), l’urgenza, anestesia e rianimazione. A ciò si aggiunge che, in parte per la diversa composizione di genere, non si dedicano più 12-16 ore al giorno al lavoro in corsia. Si chiede giustamente di avere una vita, affetti, di diventare madri e padri. Anche le generazioni più anziane concordano: 40-50 enni si dimettono per svolgere la libera professione, in cooperative o pagati “a gettone”. La richiesta c’è: questi colleghi a partita Iva, pagati 100 euro l’ora, mandano avanti pronti soccorso ma anche pediatrie, radiologie, servizi H24. E conservano del tempo libero. I giovani prendono atto dei pensionamenti a valanga degli ultimi anni, sanno di avere margini di scelta. Una parte fra l’altro espatria in Germania, Svizzera, Austria, Regno Unito, USA. Trovano gratificazioni economiche e professionali. Quelle che, a parità di efficienza del sistema sanitario, in Italia mancano. Negli Stati Uniti un medico ospedaliero arriva a guadagnare anche 600mila dollari l’anno, un medico di famiglia fino a 250-300mila».

Il laureato in Medicina somiglia a quello in legge o in ingegneria? «È più competitivo che in altre categorie, sa l’inglese molto meglio delle generazioni precedenti, si è formato in parte sul web, ha esperienza con Zoom –piattaforma il cui utilizzo nei lockdown è aumentato di mille volte controlla da casa i bandi di ricerca. E poi si mette in gioco: quando il Covid ha imposto la chiusura dei loro atenei molti giovani italiani sono andati all’estero a studiare Medicina».

Ma è vero che Medicina come altre lauree a ciclo unico si sceglie per via ereditaria? «Ci sono professioni ancor più ereditarie come quella del notaio, ma è vero che il 43% dei neo-medici viene da classi sociali elevate e ha entrambi i genitori laureati. I figli di operai ed impiegati sono solo il 15%», ammette Leoni. «Anche molti avvocati sono figli d’arte, ma in realtà si parla di laureati in giurisprudenza che pur essendo nel 40% dei casi figli di avvocati, magistrati o notai, hanno altre opzioni. Complice il fatto che la professione di avvocato non essendo a numero chiuso corre il rischio di “inflazionarsi” e impoverirsi, molti laureati in legge scelgono la pubblica amministrazione o la dirigenza di aziende o banche. Il medico fa un lavoro che ha “puntato” fin da ragazzo, ha scelto persino la specialità (sempre più per “gusti” personali e non per influenze paterne o materne), e difficilmente cambia».

Si sceglie di fare il lavoro del padre perché è socialmente di prestigio? «In realtà molti figli di colleghi mi hanno confessato di avere sofferto l’assenza dei genitori, da bambini o più avanti quando non si sono sentiti spalleggiati nella loro scelta vocazionale. Li ha trascinati l’esempio silenzioso, non la complicità del genitore né il tenore di vita di una professione sempre meno “agiata”. Sono molto più auto-motivati che influenzati da “buoni maestri”. E in tempi di carenza di personale sanitario evitano discipline che considerano poco adeguate ai propri desideri. Oggi possono farlo. Domani, se con l’attuale programmazione, poco realistica, torneremo ad avere una pletora di specialisti, sarà più difficile».