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La fiducia indiscriminata nella scienza, considerata ormai onnipotente, e i medici impreparati di fronte alla pandemia «che – come ha sottolineato Marco Ballico – ha lasciato il re nudo». I limiti dell’aspetto scientifico, ma anche l’importanza del metodo scientifico. I tanti problemi del sistema sanitario già esistenti e che il Covid ha fatto esplodere, primo fra tutti la carenza del personale sanitario. Il ruolo dei media e della tecnologia in una pandemia vissuta minuto per minuto, sempre connessi, un po’ come succede anche oggi con la guerra in Ucraina.
Questi alcuni dei temi approfonditi durante l’ultima presentazione del libro Medici e narrazioni. Dieci parole dal lockdown, edito da Mimesis, che si è svolta venerdì scorso, 18 marzo 2022, alla libreria Ubik di Mestre. Ad accompagnare gli autori, il neuroradiologo e presidente della Fondazione Ars Medica Gabriele Gasparini e Marco Ballico, medico, psicoterapeuta, docente Iusve e responsabile del comitato scientifico dell’Ars, la giornalista dell’OMCeO Venezia Chiara Semenzato.

Ad accendere però l’interesse del pubblico, molto numeroso e attento, è stato il tema del ruolo del medico nella società, un medico che ha perso buona parte della propria autorevolezza – come dimostrano anche le tante aggressioni, fisiche o verbali, registrate anche in Veneto negli ultimi anni – e che si ritrova a lavorare in condizioni sempre più difficili.
«Oggi – ha sottolineato il dottor Gasparini – è difficile lavorare in ospedale, è difficile fare il medico. Chi se ne va, lo fa per una qualità di vita che non è più accettabile. Quello che i medici fanno non viene minimamente riconosciuto da chi ci governa, questa purtroppo è la verità. Abbiamo chiesto e ottenuto il raddoppio dei posti in specialità, ma nessuno viene più a lavorare. I bandi di concorso vanno deserti». Una professione, insomma, che ha perso buona parte del suo appeal.
«Oggi – la riflessione del dottor Ballico – c’è un’aspettativa enorme di salute perché la medicina offre risposte tecniche, di fatto, per qualsiasi tipo di problema. La tecnica sta diventando uno dei problemi della medicina. Se poi creo addirittura una cultura dello star bene e della guarigione, è come se la morte e la sofferenza non facessero più parte della nostra vita. Questo non è possibile e il medico non può farlo: crea dei corto circuiti che poi si pagano».
E sui medici, prima eroi e angeli, risuonano in sala le parole scritte dal presidente dell’OMCeO veneziano e vice nazionale Giovanni Leoni nella prefaazione: «Se continuano a dirti che sei meraviglioso, continui a metteri in pericolo per salvare gli altri e i gioverni sono convenientemente alleggeriti dall’obbligo di fornire un sistema di lavoro sicuro».

Tra le 10 parole individuate dagli autori – che, come scrive Leoni, «ci guidano attraverso sentimenti in cui tutti ci riconosciamo perché, al di là delle fragilità sotto il profilo sanitario, politico ed economico, il danno maggiore della pandemia è stato quello dell’anima» – la più odiata da entrambi i medici e la più difficile da declinare è stata la parola “distanza”.
«Distanza – ha spiegato il dottor Gasparini – è la parola che proprio non sopporto. Una distanza che si accorciava di fronte a qualcosa che temevi e che si allargava tra le persone». «Distanza – ha aggiunto Marco Ballico – è stata la parola più immediata, quella che ha ispirato subito l’intera situazione. Distanza vissuta come disastrosa, deleteria, soprattutto nel rapporto medico-paziente. Io non ho attivato alcuna psicoterapia on line perché vengo da una scuola in cui relazione è stare insieme. Nel libro è stata descritta con l’angoscia sia per l’uomo che viene confinato sia per chi di questa relazione fa una professione».

Nonostante i medici fossero soli durante il lockdown, chiusi negli ospedali, e i pazienti ricoverati, soli anche loro e senza alcun confronto, solitudine non è tra le parole analizzate nel libro. «Quello che abbiamo sperimentato – ha concluso Marco Ballico – è l’isolamento di cui questo libro è figlio: la solitudine è il sentimento che deriva dall’essere isolati. Dato, però, che l’impatto della pandemia sarà un’onda lunga, la solitudine dovremo affrontarla giorno per giorno ancora per un po’». E non è detto non sia proprio questo il tema di una prossima opera.

Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Venezia