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«Con una sanità ridotta ai minimi termini è sempre più difficile garantire cure e assistenza ai cittadini». Così il presidente dell'OMCeO veneziano Giovanni Leoni, nella sua veste di vice nazionale, commenta all'Agenzia Sir il nuovo sciopero di 24 ore di oggi nella sanità, lunedì 18 dicembre 2023, indetto da AAROI-EMAC, FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR), FVM e CISL Medici.

«Il taglio delle pensioni - prosegue Leoni - è la miccia che ha acceso la protesta: si pensava che la sanità fosse ritornata prioritaria nell’agenda della politica italiana nel post pandemia, ma i fatti hanno smentito le promesse».

Si può leggere l'intervista integrale anche a questo link diretto: https://www.agensir.it/quotidiano/2023/12/18/medici-in-sciopero-leoni-fnomceo-con-sanita-ridotta-ai-minimi-termini-sempre-piu-difficile-garantire-cure-e-assistenza-ai-cittadini/

INTERVISTA
Medici in sciopero: Leoni (Fnomceo), “con sanità ridotta ai minimi termini sempre più difficile garantire cure e assistenza ai cittadini”

“Con una sanità ridotta ai minimi termini diventa sempre più difficile garantire cure e assistenza ai cittadini”. Lo afferma in un’intervista al Sir Giovanni Leoni, chirurgo generale presso l’ Ospedale Civile di Venezia e vicepresidente nazionale FNOMCeO (Federazione Nazionale Ordini Medici Chirurghi e Odontoiatri). Dopo lo sciopero del 5 dicembre, sono di nuovo in piazza medici, dirigenti sanitari, infermieri. “Il taglio delle pensioni è la miccia che ha acceso la protesta – spiega Leoni – perché si pensava che la sanità fosse ritornata prioritaria nell’agenda della politica italiana nel post pandemia, ma i fatti hanno smentito le promesse”. Mentre “Germania, Francia e Svizzera investono tra l’11 e il 12% del Pil in sanità, nel 2022 il nostro investimento è stato pari al 6,7% sul Pil”, prosegue.

All’alba di oggi la Commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera ad un emendamento del governo all’art. 33 della manovra: salve dai tagli inizialmente previsti le pensioni di vecchiaia di medici e infermieri. Restano penalizzate quelle anticipate ma c’è un taglio più soft per i sanitari con una riduzione di un trentaseiesimo del taglio per ogni mese in più di permanenza al lavoro. Se lo vorranno, dirigenti medici e infermieri potranno rimanere in servizio tre anni in più, fino ai 70 anni”. Un parziale dietro front, dunque, ma i problemi rimangono. “In Italia – spiega il vicepresidente Fnomceo – mancano all’appello 30mila medici, 70mila infermieri e circa 100mila posti letto. Carenze che mettono a rischio la salute dei cittadini perché con una sanità ridotta ai minimi termini diventa sempre più difficile garantire loro la necessaria cura e assistenza. Siamo al minimo anche per quanto riguarda i posti letto: 3,2 × mille abitanti contro gli 8,3 di Germania, 7,6 di Austria, 7,4 di Lituania”. Oggi molti medici e infermieri fuggono all’estero, attirati da migliori stipendi e condizioni di lavoro. Non solo Francia, Inghilterra e Germania, ma anche Svizzera, Finlandia ed Emirati arabi.
Quali sono allora le vostre richieste? “Bisogna avere il coraggio di procedere in maniera sistematica a nuove assunzioni, al miglioramento delle posizioni e degli stipendi, in particolare per quanto riguarda l’emergenza e l’urgenza. Il dramma maggiore – conclude Leoni – è quello dei pronto soccorso e di anestesia e rianimazione, due specialità per le quali le borse sono ultimamente andate quasi deserte: fino al 70% per la medicina di emergenza e urgenza, e fino al 40% per anestesia e rianimazione”.